*Breaking news una cippa!*
Comunicato urgente, sì, ma in ritardo di almeno 2 anni, se non di più.
Gira da ieri un “comunicato urgente” postato da uno dei Santuari della Rete dei Santuari di Animali liberi sulla morte di 5 conigli per MEV 2 presso appunto uno di questi Santuari.
Sembra che abbiano scoperto l’acqua calda.
La MEV 2 esiste in Italia da oltre un anno e mezzo e in Toscana, da dove emettono il “comunicato urgente”, ci sono stati anche parecchi focolai.
Nell’estate 2015 ho partecipato a uno stage su come avviare e gestire un santuario. Ho pagato, per formarmi specificamente su questo.
Ogni giorno era dedicato a una specie animale, con l’esperto di turno. C’è stato il giorno degli ovini, quello dei suini, quello dei bovini, quello degli equini, quello dei conigli, volatili e animali da cortile.
Alla fine della settimana avevo le mani nei capelli e continuavo a dirmi che non avrei mai potuto avviare un santuario, perché le pecore per qualsiasi cosa “vanno” (muoiono); le capre, “vanno”; i bovini sono delicati; gli equini sono delicati, i suini sono delicatissimi, i conigli non parliamone nemmeno.
Poi a ottobre 2016 il santuario l’ho avviato. Per conigli, perché sono quasi 15 anni che mi occupo di loro e non da conigliara “che i conigli ce li aveva mio nonno e so bene come si tengono”, ma da volontaria che partecipa attivamente e fisicamente alle operazioni di recupero di conigli abbandonati da quei proprietari ignoranti ed egoisti che non vogliono sterilizzarli o vaccinarli o tenerli liberi in casa perché rosicchiano il cavetto del costoso iPhone, ma soprattutto da operatrice esperta nell’etologia delle relazioni con gli animali, con tanto di diploma di alta formazione universitaria e di iscrizione all’albo in un registro nazionale. Mi occupo di conigli da studiosa del loro comportamento, in natura, in casa, tra di loro, con altre specie animali, con l’uomo.
Prima di avviare un Santuario per conigli, animali estremamente delicati e fragili, oltreché “nuovissimi” in ambito pet e sul fronte medico veterinario, perché sempre e solo fatti nascere per essere mangiati, torturati, offesi e sperimentati e quindi fatti nascere come scarti per lo più, e mai considerati, fino ad oggi, prima di avviare un Santuario per conigli – dicevo – ci ho pensato molto bene.
Certo, nessuno nasce imparato, come si dice, ma avevo già un buon background di informazioni sul mondo lapino, anche medico veterinario, sebbene veterinaria non sia.
E nel tempo non ho fatto che ampliarlo e ad oggi continuo a imparare, ogni santo giorno.
Ora, ritengo che un Santuario abbia l’obbligo di informarsi su tutto ciò che riguarda le specie animali che accoglie e che “salva”.
Sono dunque piena di rabbia per questo “comunicato urgente”.
Sono piena di rabbia perché nessuno che salvi animali, chiunque essi siano, dovrebbe mai provare il dolore immenso della loro perdita.
Sono piena di rabbia, perché ancora oggi, nel 2018, nell’era dell’informazione digitale, della scienza, dello sviluppo, della tecnologia, della condivisione social, del web, ci sono ancora veterinari che non sanno nemmeno che cosa sia la MEV 2; veterinari che ne negano l’esistenza; veterinari che continuano a sminuire il problema parlando di “aree circoscritte” o di “focolai ristretti”.
E intanto i conigli muoiono.
Muoiono per colpa dell’uomo, che ha creato il virus della MEV 2, che colpisce solo i conigli, apposta per decimarli (e forse per produrre i vaccini e guadagnarci). Muoiono per colpa di chi non si informa e di chi non informa. E continuano a morire perché ci sono veterinari che non consigliano caldamente un’autopsia e gli istituti zooprofilattici e le ASL non possono inventarsi ciò che non sanno. Solo con le autopsie si possono stabilire le cause di un decesso. E finché la MEV 2 non viene “autoptizzata”, non esiste.
Ma un albero che cade nella foresta senza nessuno a sentirne il tonfo, non fa forse rumore?
L’informazione è tutto e oggi, con i mezzi a disposizione, l’ignoranza è intollerabile e inammissibile.
Comprendo il dolore di chi lavora in quel Santuario meglio di chiunque altro, ma non posso ammettere che non accettino accuse.
Non posso far parte della Rete dei Santuari di Animali Liberi perché non sono un’associazione, ma una privata, ma quello che gestisco è un reale Santuario per conigli liberi.
Già nell’ottobre 2016, quando l’ho avviato con la prima ospite, Betty, si sapeva della MEV 2, anche se in Italia non era ancora commercializzato il vaccino. Esisteva per conigli d’allevamento, con tutti i rischi del caso perché su base olio minerale, ma era difficile procurarselo. Ho fatto un po’ di pressione, considerato bene la faccenda con la mia veterinaria di fiducia e non appena è stato possibile procurarlo, i miei ospiti li ho vaccinati, anche se c’erano mille dubbi su quel vaccino, perché tra salvare concretamente delle vite, e curarle se – forse – avessero avuto effetti collaterali, non c’era dubbio su cosa fare. Nel frattempo che il vaccino “beta” si rendeva disponibile, ne ho persi 3 su 4 per la MEV 2. Castaldo, Ubaldo e Betty.
Non dubito della disperazione, del dolore, dell’impotenza che stanno affrontando queste persone che ogni giorno lavorano e vivono a stretto contatto con gli animali che salvano.
So cosa si prova.
Ci sono passata anche io.
Non dubito nemmeno della scarsità di informazioni al riguardo. Perché il panorama è talmente annebbiato e confuso, tra ignoranti e negazionisti, che è facile perdersi.
Non dubito di nulla.
Ma non posso evitare di essere profondamente offesa e adirata, perché è come se io che mi occupo di conigli da 15 anni, domani decidessi di accogliere delle capre o dei cavalli, senza conoscere tutto lo scibile possibile su di loro. Se domani mi morissero 5 cavalli perché non sapevo della tal malattia, ben nota nel settore, invece.
No, questo non lo posso accettare, per competenza, per professionalità, per etica.
Si sbaglia, per carità.
Anche solo esistendo su questo Pianeta come esseri umani, si sbaglia.
Non sono né acida, né crudele.
Sono solo consapevole.
Non si accolgono animali di cui non si sa tutto (o quasi) o si accolgono e si passano i giorni e le notti a documentarsi su tutto lo scibile su di loro (meglio, prima).
E questo lo dico ai Santuari, alle persone che acquistano o adottano un qualsiasi animale, ai veterinari che dovrebbero dirlo ai propri clienti.
Perché per quei 5 conigli purtroppo non è stato fatto ciò che era possibile fare.
Parliamo delle coniglie che arrivano da un altro dei Santuari della Rete.
Parliamo di Papaya, Camelia e Ortensia.
Quando sono arrivate da me, a circa un anno e mezzo di vita, erano impestate di coccidi. Chi non è del settore forse non li ha mai nemmeno sentiti nominare, ma per chi si intende un poco di conigli sa che i coccidi sono microscopici protozoi che si trovano normalmente nel tratto intestinale, nei dotti biliari e nel fegato di conigli ed altri animali. Conigli sani possono essere “portatori” asintomatici del protozoo. Le oocisti (uova), versate con le feci, contaminano l’ambiente, il cibo e l’acqua. Nei cuccioli possono essere altamente pericolosi e mortali nel giro di pochi giorni. Per fortuna le tre sorelle arrivate da me erano già adulte e grossi problemi per i coccidi non ne hanno avuti.
Mi chiedo tuttavia: perché ho dovuto dire io ai gestori di quel Santuario che erano tempestate di coccidi e che avrebbero dovuto trattare tutti gli altri conigli che avevano in carico? Perché, pur avendo un medico veterinario esperto in esotici che li segue sono arrivate da me tempestate di coccidi (ed erano in attesa di essere spostate da un mese)?
Perché Papaya è arrivata con una otite e la rogna auricolare?
Perché Ortensia è arrivata da me con una frattura del bacino che le impediva di percepire lo stimolo a urinare e defecare e con una dermatite che la rendeva completamente nuda dal ventre in giù e nell’interno zampe, ovviamente nessuna di queste cose segnalate?
Mi chiedo come li tenessero i conigli, se un veterinario li avesse effettivamente visitati. Perché può essere che fossero appena stati sottratti da un allevamento intensivo e non ci fosse stato il tempo di curarli, ma nemmeno di visitarli prima di farli arrivare da me, ne dubito fortemente, perché far visitare un coniglio è la prima cosa che si deve fare, il giorno stesso che lo si accoglie.
Parliamo di altre tre sorelle, di Cannella, Lynn e Lula, arrivate da me il 22 aprile di quest’anno (2018) dal medesimo Santuario, a tre anni di vita. Fanno parte dello stesso gruppo di conigli “salvati” due anni fa.
Vaccinate per Mev 1 e Mixomatosi ad aprile l’anno scorso, non vaccinate per Mev 2 e non sterilizzate. A 3 anni! Le ho fatte sterilizzare io in questi ultimi 15 giorni: Lynn e Cannella il 15 maggio; Lula ieri mattina.
Mi è stato detto che erano in tanti e non avevano avuto il tempo di sterilizzarli tutti.
D’accordo, non tutti; magari non i maschi, che non rischiano la vita come le femmine, ma almeno le femmine!
Parliamo di un Santuario che partecipa a gare d’appalto per ottenere sovvenzioni provinciali, statali, europee! Parliamo di un Santuario che per mantenere tutti gli animali che ha in gestione (circa 150) spende parecchie centinaia di migliaia di euro l’anno. Parecchie.
Non possono parlare né di soldi né di tempo, perché Lula, Lynn e Cannella erano in stallo da una volontaria. Dal veterinario poteva portarcele lei e il Santuario poteva coprire le spese.
In 28 giorni, dal 24 aprile al 22 maggio io ho fatto sterilizzare 7 conigli: 2 maschi e 5 femmine. In partica, 2 a settimana. E anche io ricevo sovvenzioni, anche se non certo centinaia di migliaia di euro. Ricevo donazioni da persone normali, da privati, che tengono al bene degli animali, che non possono magari ospitarne in quantità o prendersene cura di persona e che quindi aiutano me. Come se io fossi una specie di loro estensione. Io queste persone non posso fare altro che ringraziarle ed essere loro grata finché vivrò, perché senza di loro non potrei fare nulla, ma IO e QUESTE PERSONE (forse anche tu che stai leggendo) siamo i veri salvatori di queste anime. Non chi li sottrae a un luogo di orrore per metterli a rischio di MEV 2 o di tumore uterino, mammario, o di qualsiasi altra cosa e ancora li chiama “roditori”, quando sono lagomorfi.